mercoledì 22 settembre 2010

Settembre + Trentino = vendemmia

Settembre è un mese frenetico per la maggior parte degli italiani: le ferie estive sono ormai alle spalle, ricominciano le scuole e il traffico torna ad essere traffico. Oltre a tutti questi cambiamenti, i trentini affrontano un altro fattore di stress: la raccolta dell'uva e delle mele.
Quest'attività non colpisce tutti i trentini con la stessa intensità. Le aziende specializzate in quest'area sono organizzate e hanno le risorse professionali ed economiche per affrontare, con la giusta serenità ed un sorprendente entusiasmo, il mese di settembre.
Lo stress a cui mi riferisco colpisce invece il trentino-medio, colui che ha ereditato dai genitori o parenti qualche lembo di terreno pseudo-coltivabile. Colui che non vorrebbe mai che iniziasse settembre, e che si addormenta la sera sperando di svegliarsi ad ottobre...
Queste persone hanno già un attività che gli garantisce le entrate economiche principali, ma ogni anno, vuoi per tradizione o per amore dei parenti serpenti, si lanciano nel rafanass (in italiano, confusione)  della vendemmia o della raccolta mele.
Se riconosci in questo profilo uno zio, un nonno o un secondo cugino, il consiglio è solo uno:
S C A P P A R E!
Ahimè, io non ho mostrato questa intraprendenza nella fuga, e mi è toccata una settimana di vendemmia.
Armata di guanti (nulla sporca più dell'uva), forbici e orel (una specie di imbuto, che serve a raccogliere l'uva prima di rovesciarla in una cassetta) ho combattuto, in giornate diverse, contro il fantastico trio dell'uva schiava-lagrein-moscato.
Effetti collaterali: male ai piedi, impossibilità di alzare le braccia sopra le spalle per giorni e capelli collosi.
Ma ne è valsa la pena.
Prima di tutto perchè è l'unica occasione nella quale, oltre alle feste comandate, la famiglia si riunisce: zii, cugini di 2°-3°-4° grado, nonni e nipoti, tutti assieme per aiutarsi. E in allegria! Mentre si vendemmia si mangia l'uva, si beve il vino dell'anno passato e si condividono racconti ed esperienze in modo informale. La campagna rende tutti liberi da ogni etichetta.
In secondo luogo, perchè offre l'occasione di stare all'aria aperta e di svolgere un lavoro manuale... lontano per una volta da scrivanie sempre disordinate, sedie mai comode e pc mangia-dottrie.
Non me la sono cavata malissimo: qualche pica di uva mi è caduta per terra, ma la pressione dei pensionati vendemmiatori doc mi ha obbligata per una volta a prestare attenzione e a credere che, forse, qualche lavoro manuale posso praticarlo pure io ...

Per chi fosse interessato ai vini trentini tipici, ma anche alle mele e ai formaggi, l'atipica vi consiglia di visitare il sito www.stradedelvinodeltrentino.it , che propone degli itinerari spettacolari. E mentre sorseggiate del Teroldego Rotaliano o del Merlot, pensate ad un bradipo come me, che nel raccogliere un grappolo d'uva caduto a terra, ha svuotato tutto il contenuto del suo orel nel prato e si è impigliato in un modo inspiegabile con i proprie capelli nei rametti più bassi della vite ... Voglio andare a vivere in campagna... Vacci tu, caro Toto!

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